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DEFINIZIONE DI ARCHEOLOGIA SPERIMENTALE
 
 
Il fine  
L’Archeologia Sperimentale è una disciplina scientifica applicata agli argomenti fisici della storia dell’uomo, dal paleolitico in poi. Essa ha per oggetto reperti (o altre fonti) che a causa della loro incompletezza, non permettono una riproducibilità diretta e compiuta del fenomeno storico interessato [soggetto]. Fonti che, tuttavia, possono trattenere informazioni di processi tecnici o metodologici che vincolano il soggetto a una circoscritta serie di soluzioni atte a completarlo [incognite], in osservanza del fine ultimo e utilitaristico del fenomeno: accendere un fuoco, sorreggere un’abitazione, deviare specifici colpi di lama grazie al design di un elmo, beneficiare di un calcolato vantaggio tattico in una battaglia.
Ne deriva che l’archeologia sperimentale risulta una procedura dedicata alla ri-elaborazione empirica di informazioni non espressamente palesate dal soggetto storico, mirata a ottenerne un ripristino funzionale conforme al residuo storico-archeologico [fonti]. Ripristino che tuttavia assurge a valore probante solo se riproducibile e misurabile, secondo i canoni di “dimostrabilità” della scienza. 
 
Significato del termine  
Il termine Archeologia Sperimentale è una denominazione convenzionale definita da due vocaboli tra loro funzionali. La voce archeologia non intende al solo recupero di reperti mediante scavo, bensì alla più ampia funzione di studio dell’antichità mediante comparazione e interpretazione delle fonti utili, archeologiche, iconografiche, epigrafiche, letterarie o numismatiche.  
Il termine sperimentale rappresenta invece l’aggettivo qualitativo, ossia il ‘modo di fare l’archeologia’ mediante l’esperimento: dal latino ex (da) e perire (tentare, o passare attraverso) è la realizzazione di un'operazione empirica atta a restaurare nella sua interezza un oggetto o un fenomeno, al fine di accertarne il funzionamento o i suoi meccanismi, e dunque di convalidare o confutare un’ipotesi nell'ambito di una teoria.  
 
Le applicazioni 
Il presupposto di un’applicazione legittima dell’Archeologia Sperimentale è che il soggetto sia incompleto e che goda tuttavia di un residuo storico-archeologico adeguato a condizionare la ricostruzione empirica dei suoi elementi mancanti. L’incompletezza del soggetto può avere distinte proprietà, sovente tra loro vincolate nel processo finale di conoscenza: 
1.      carenze fisiche, ossia mancanza tangibile di una parte del suo insieme originario 
2.      non conoscenza dei suoi sistemi di fabbricazione   
3.      non conoscenza dei suoi scopi funzionali 
 
1] L’Archeologia Sperimentale applicata alle “lacune fisiche” ha come soggetto un manufatto, uno strumento o un fabbricato incompleto, o deteriorato, non assimilabile a esemplari già conosciuti in ogni loro aspetto. In questo caso l’oggetto dell’elaborazione sperimentale saranno quelle «incognite» le cui qualità restauranti dovranno risultare commisurate nel dimensionamento, nelle tecniche costruttive e nello scopo, ai dati residui dello stesso soggetto. Al contrario, la riproduzione o la restaurazione di un soggetto di cui si conoscano tutte le informazioni e caratteristiche, si classifica come archeologia ricostruttiva.  
2] L’Archeologia Sperimentale applicata ai “sistemi di fabbricazione” ha per oggetto manufatti attestati integralmente dall’archeologia (o compiutamente descritti da altre fonti), di cui non si conoscono però le tecniche e le modalità di realizzazione. In questo caso le incognite non appartengono all’esemplare in sé, quanto alle procedure artigianali e agli utensili ad esse relazionati, dunque al lavoro umano. Livello sperimentale questo, che amplia le investigazioni a un più ampio bagaglio di fonti storiche e sue comparazioni.  
3] L’Archeologia Sperimentale applicata agli “scopi funzionali” ha per oggetto un manufatto o qualunque altro soggetto attestato dalle fonti, del quale tuttavia non si conoscono compiutamente gli effetti relativi al suo utilizzo. Ne risulta la forma più complessa di sperimentazione, poiché presuppone che le incognite del soggetto siano a propria volta correlate alle incognite che lo hanno plasmato, alle cause per cui esso è venuto a caratterizzarsi. Ne deriva che il ripristino funzionale del soggetto è subordinato alla rielaborazione sperimentale di un più ampio insieme di elementi, che tra loro devono risultare dimostrabilmente vincolati: gesti tecnici umani, condizionamenti di altre tipologie di strumenti impiegati, caratteristiche del problema verso cui questi elementi sono mirati. 
Ne consegue che la disciplina dell’Archeologia Sperimentale è applicata anche all'organizzazione del lavoro e delle risorse umane, e relativi modelli tecnici, tattici o strategici (dictata, nomoi), necessari a realizzare gli elementi restauranti necessari.  
 
 
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